Marco Carra

Se non si ha un treppiede con sé si possono eseguire gli scatti manualmente, seguendo alcune accortezze. La prima è avere abbastanza luce: non si può pensare di realizzare buone foto senza un treppiede quando la luce è poca, perché si otterrebbero foto mosse o piene di rumore. La seconda è regolare manualmente l’esposizione su una zona di media luminosità del paesaggio e bloccarla per eseguire tutti gli scatti con la medesima esposizione.

Altrimenti le foto avrebbero dominanti di colore e luminosità diverse, complicando enormemente il montaggio. Poi con il computer si potranno fondere i singoli scatti, utilizzando le funzioni dei moderni software grafici. Infine, si ricorda che se si deve riprendere un panorama senza treppiede, entro certi limiti si può catturare un’ampia fetta dello scenario tramite un solo scatto con un forte grandangolo, invece di scattare più foto per realizzare una foto panoramica. I pro e contro sono diversi, per esempio il grandangolo enfatizza la prospettiva ma distorce l’orizzonte, dunque si deve valutare caso per caso.

La batteria di backup del Cmos spesso non viene abbastanza considerata nella ricerca delle cause dei problemi dei pc. Invece è parte essenziale di qualsiasi computer, in quanto alimenta il chip di memoria Cmos, che conserva le impostazioni del Bios quando il pc è spento. E le impostazioni del Bios sono fondamentali per la corretta interazione tra hardware e software.

La batteria solitamente è discoidale, tipo quelle degli orologi, ma più grande, con diametro simile a una moneta da 50 centesimi. La sua durata media è di 10 anni, ma un uso intenso del pc e frequenti fluttuazioni di temperatura possono abbreviarne significativamente la durata. Un tempo l’esaurimento della batteria Cmos si manifestava con un sintomo preciso: l’orologio di sistema indicava una data errata, di solito il primo gennaio di diversi anni prima, e questo identificava al 99% la causa. Oggi, invece, Windows prende la data e l’ora di sistema da internet, dunque l’utente non nota in questo modo i problemi del Bios.

Oggi ci si può accorgere subito della batteria scarica solo se all’avvio appaiono messaggi come CMOS Checksum Error o CMOS Battery Failure. Spesso però i produttori impostano il Bios per non visualizzare messaggi testuali, inoltre il Bios può funzionare caricando i dati di default quando la batteria è scarica, e non ci si accorge di nulla: Windows si avvia come se nulla fosse successo.

Il problema invece si manifesta con malfunzionamenti di vario tipo, che confondono l’utente: per esempio la mancanza o l’aggiunta improvvisa di componenti del pc, la presenza di interfacce finora mai viste in Gestione dispositivi. Molti pc oggi sono impostati per non utilizzare le porte parallela, seriale e Firewire, che sono però presenti come connettori sulla scheda madre, collegabili se necessario all’esterno tramite appositi cavi piatti. Se queste interfacce improvvisamente spariscono, o altre porte come quella di rete Ethernet o la eSata improvvisamente non funzionano, la causa può essere proprio la batteria Cmos scarica.

Se è passato molto tempo dall’ultima stampa, si può avere la brutta sorpresa di non riuscire a stampare correttamente a causa dell’inchiostro che, seccandosi, ostruisce gli ugelli della testina. Il risultato è una stampa con striature, zone di colore errato e caratteri testuali incompleti. Nemmeno la procedura di pulizia testine offerta dal driver, che oltretutto spreca molto inchiostro, ha risolto il problema. Se la cartuccia ha la testina integrata, si può provare con la seguente procedura: immergere la superficie della testina in acqua distillata, riscaldata a 40 gradi, da 3 a 5 minuti. Poi tenendo la testina con gli ugelli verso il basso premerla delicatamente su un foglio di carta assorbente. Normalmente è necessario ripetere più volte la procedura di immersione e successiva pressione su carta assorbente della testina, sinché l’inchiostro non ricomincerà a fluire. L’acqua distillata va usata perché la comune acqua del rubinetto potrebbe otturare nuovamente gli ugelli con il calcare. Anche l’uso di alcool (ovviamente a temperatura ambiente e non scaldato, per evitare rischi di incendio) è sconsigliato, perché fa coagulare alcuni tipi di inchiostro.

Come nel caso delle foto a colori, non è solo la stampante a essere responsabile della qualità di stampa di una foto in bianco e nero: essa dipende anche dal programma grafico utilizzato. Quando si stampa una foto, la quantità d’inchiostro e la miscelazione dei colori devono essere definite dal driver di stampa o dal software grafico. Nel peggiore dei casi, ambedue cercano di ottimizzare la stampa e quest’interazione provoca risultati pessimi. I professionisti lo disapprovano, ma molti produttori equipaggiano i propri driver di stampa con funzioni speciali per la stampa in bianco e nero, che ottimizzano la composizione delle sfumature di grigio per evitare dominanti di colore. Questa funzione, non in tutti i casi però, può funzionare meglio della gestione dei colori tramite un software grafico.

L’impostazione Stampa in scala di grigi provoca l’utilizzo del solo inchiostro nero. Ciò sembra ideale per evitare dominanti colorate, ma può dare immagini grossolane prive di sfumature morbide.

In Photoshop si accede al driver di stampa selezionando File/Stampa e facendo clic sul pulsante Impostazioni di stampa. I professionisti non lasciano la conversione dei valori tonali al driver di stampa, bensì installano profili ICC. Ciò è possibile nella finestra di dialogo Stampa di Photoshop: sotto Trattamento del colore, selezionare l’opzione Gestione colore effettuata da Photoshop, invece che effettuata dalla stampante. Subito al di sotto, si possono selezionare il profilo ICC per la propria stampante e il tipo di carta, nella sezione Profilo stampante.

Nella maggioranza dei casi ciò non basta, perché alcuni driver di stampa non cedono facilmente il controllo dei colori a Photoshop. In questi casi si deve richiamare il driver di stampa e impostare Gestione colori immagine su ICM gestita dal sistema host. Questa impostazione può apparire più volte, fare click su tutte le schede per essere certi d’impostarla in tutte le istanze necessarie.

Se si accede a un account di posta elettronica in modalità Imap, è necessario sapere quanto spazio è disponibile sul server come quota per la memorizzazione intermedia. Per prima cosa verificare manualmente se c’è una quota e qual è l’attuale percentuale di utilizzo: fare clic sulla cartella Posta in arrivo del relativo account e selezionare il comando contestuale Proprietà. Se è presente la scheda Quota, qui si può vedere il limite di spazio disponibile e la percentuale di utilizzo attuale. Per tenere sempre visibili questi dati si può inserire questa visualizzazione nella Barra di stato tramite il componente aggiuntivo gratuito Display Quota. Il relativo file Xpi è disponibile sul dvd allegato alla rivista o è scaricabile da https://addons.mozilla.org/it/thunderbird/addon/display-quota/. Si può anche selezionare Strumenti/Componenti aggiuntivi direttamente in Thunderbird e fare clic sul link blu Scarica estensioni a sinistra. Poi digitare Display Quota nella casella di ricerca e premere Invio. Selezionare la voce e fare clic su Download ora, o su Installa. Display Quota visualizzerà lo stato dopo il riavvio del programma di posta elettronica. Nella Barra di stato saranno visibili i dati relativi allo spazio sul server in tempo reale. Così sarà facile per esempio cancellare email voluminose verificando lo spazio liberato, tutto nella medesima interfaccia.