I gruppi di continuità, cui si fa solitamente riferimento con la sigla ups (Uninterruptible Power Supply) assolvono a due compiti altrettanto importanti: fornire energia elettrica di qualità standard (filtrata da cali o sovratensioni, microinterruzioni, rumore ad alta frequenza e altro) e supplire in caso di mancanza della tensione di rete per un tempo che sia almeno adeguato a proteggere il lavoro in corso e permettere un corretto spegnimento del sistema.
Di queste due mansioni, annullare i disturbi e assicurare il giusto livello di tensione è quello compiuto più di frequente. La corrente di rete delle nostre case e uffici ha una tensione di 220 Volt e opera in regime alternato con oscillazioni di 50 Hz.
Disegnando l’andamento desiderabile nel tempo della tensione, vedremmo una preciso onda sinusoidale con 50 oscillazioni per ogni secondo. Malgrado ciò ci sono nella realtà innumerevoli fattori per cui quest’onda non si mantiene costante ma mostra delle irregolarità come sovratensioni, e sottotensioni o presenta altre anomalie, definite brevemente come “rumori”, che ne cambiano la forma.
L’accensione o lo spegnimento di grossi apparecchi elettrici (per esempio i condizionatori) causano variazioni improvvise di corrente che possono condizionare rischiosamente l’integrità dei delicati componenti all’interno dei computer (o sui dati, altrettanto delicati).
Una volta deciso l’acquisto di un apparato ups, è necessario conteggiare l’utilizzo dei dispositivi che si vorranno allacciare. Per far ciò, è imprescindibile cercare sulle etichette i consumi, solitamente indicati in Watt.
Per ottenere poi la potenza consumata in VA (Volt Ampere, l’unità di misura della potenza più idonea quando si ha a che fare con apparecchiature elettroniche), bisogna moltiplicare i Watt per il coefficiente empirico di 1,4.
Se invece sulle etichette è riportata la corrente massima in Ampere, questa va moltiplicata per i 220 Volt della tensione di rete. Dopo aver sommato i risultati ottenuti per ciascun apparecchio, si ottiene la potenza in VA che l’ups dovrà essere in grado di fornire.
I dati di tabella dei gruppi di continuità (UPS) riportano frequentemente il valore della potenza massima erogata espresso in voltampère (VA) piuttosto che in watt (W). Il motivo va ricercato nel modo di lavorare delle macchine elettriche operanti in corrente alternata.
In regime di corrente continua moltiplicando la tensione per la corrente si ottiene il numero della potenza veramente assorbita o ceduta, laddove si operi in corrente alternata tensione e corrente sono sfasate di un certo angolo e in questo caso il loro prodotto fornisce, istante per istante, il valore della potenza istantanea. Questa non coincide però con il valore della potenza utilizzabile per compiere lavoro elettrico, come avveniva nel caso stazionario.
Per i gruppi di continuità il fattore di potenza vale 0,6, così se la potenza massima apparente di un UPS è di 500 VA significa che questo è in grado di procurare una potenza massima effettiva di 300 W.
Normalmente in un gruppo di continuità la tensione di rete viene filtrata in ingresso dai vari disturbi per poi passare a un dispositivo elettronico che corregge automaticamente le oscillazioni di tensione. In questo modo, si evita che intervenga il gruppo batterie, prolungandone la durata. Dopo i dispositivi per la stabilizzazione della corrente, nell’ UPS troviamo un convertitore in grado di fornire la corrente continua alla giusta tensione per alimentare le batterie o, viceversa, di trasformarne e elevarne la corrente in caso di black-out. Un interruttore elettronico ha il compito di trasferire l’alimentazione dalla rete alle batterie quando necessario, in un tempo compreso fra i due e i quattro millisecondi.
Tipicamente sulla parte anteriore troviamo un tasto per l’accensione e lo spegnimento e quattro indicatori luminosi che indicano il funzionamento in rete o da batteria, la presenza di sovraccarichi o la necessità di sostituzione della batteria. Sulla parte posteriore, oltre alla spina per l’ingresso della corrente, trovano posto quattro prese per collegare i dispositivi da proteggere. Spesso ci sono anche delle prese RJ45 per proteggere il computer da eventuali sbalzi di tensione sulla lan.
Nei gruppo di continuità più accessoriati un selettore consente di stabilire entro quali limiti nelle variazioni di tensione si vuol far intervenire l’ups, per evitare sollecitazioni troppo frequenti alle batterie. Infine, una porta usb o una seriale consentono di collegare il gruppo al computer per lo scambio di informazioni e la gestione.
Quando non c’è alimentazione sufficiente dalla rete elettrica, il gruppo di continuità eroga l’energia necessaria. Collegando il computer via usb o porta seriale a intervalli regolari si è avvisati del funzionamento con le batteria da un segnale sonoro.
La durata delle batterie decresce con la vita operativa. Al termine di questa, circa 4 anni, è possibile sostituirle in loco o nei centri di assistenza, che si occuperanno anche del corretto smaltimento.
Per quanto riguarda i modelli, è possibile vedere questa guida sui migliori gruppi di continuità pubblicata su questo sito dove sono indicati alcune soluzioni possibili.